Una telefonata come tante
Un imprenditore ci chiama. È di Treviso e lavora nel tessile.
Il tono è cordiale, quasi entusiasta: «Mi hanno parlato del credito d’imposta per ricerca e sviluppo. Forse possiamo recuperare qualcosa per l’azienda, mi date una mano a capire?»
Lo incontriamo, spieghiamo di cosa si tratta e comprendiamo che i requisiti per poter accedere ci sono tutti ma, per dare all’imprenditore un’idea concreta del risultato finale, abbiamo bisogno di due documenti. Per noi appare tutto molto semplice.
E invece no. Perché in queste storie c’è sempre un attore che, prima o poi, deve entrare in scena: il commercialista e, in questo caso, arriva ancora prima.
“Ci pensa lui, io non ho tempo”
Questa frase l’abbiamo sentita mille volte. L’imprenditore non è (quasi) mai un tecnico, non ha la testa per bilanci, flussi di cassa, indici.
«Io devo pensare a mandare avanti l’azienda, ai clienti, alle consegne. Il resto lo segue lui, di lui mi fido».
È la fiducia cieca, quella che si costruisce negli anni, fatta di rapporti personali, di cene, di amicizia, di confidenze. Quella fiducia che diventa spesso un alibi: “io non ci capisco niente, ci pensa il commercialista”.
E il commercialista, puntuale, fa quello che sa fare: chiude i bilanci, stampa gli F24, prepara i modelli fiscali. Ma attenzione: questo non è fornire consulenza. È ordinaria amministrazione. È la cronaca del passato, non la visione del futuro.
Il muro di gomma
Torniamo alla nostra storia.
Chiediamo i documenti per la preanalisi e scoppia il delirio. Ci chiama il commercialista e cominciano le obiezioni. Una dopo l’altra.
«Non serve» – «Non ci sono i presupposti» – «Meglio lasciar perdere» – «Io so come funziona»
Il commercialista mette il freno e, ovviamente, l’imprenditore non insiste: «Se lo dice lui…».
E noi? Avremmo potuto ribattere punto su punto, ma non era il caso di spaccare un rapporto di fiducia decennale. Abbiamo preferito fermarci.
Ma dentro restava una domanda: se davvero quell’azienda era così “a posto”, come veniva detto, i numeri dovevano confermarlo. O no?
Quando la curiosità prende il sopravvento
Così, senza disturbare nessuno, ci siamo tolti lo sfizio.
Abbiamo guardato i bilanci depositati, i dati camerali, le informazioni ufficiali.
Spoiler: sono tutte informazioni pubbliche, accessibili a chiunque. Per capirci sono le stesse carte che banche e fornitori leggono quando decidono se darti fiducia o meno, per un anticipo fatture o per un pagamento di merce a 90 giorni.
E i numeri hanno parlato. Forte e chiaro. Fin troppo.
Il fatturato, che solo qualche anno fa sfiorava i due milioni, era crollato a poco più di trecentomila euro. Il patrimonio netto, la “cassaforte” che dovrebbe dare sicurezza, era stato eroso dell’80% in due anni. La liquidità? Quasi sparita. Le perdite, ormai costanti, avevano portato addirittura alla richiesta di Cassa Integrazione Straordinaria.
Non è un momento passeggero: è crisi conclamata.
“Ma io non ci capisco niente…”
Se avessimo detto tutto questo in faccia all’imprenditore, probabilmente avrebbe risposto come tanti: «Io non ci capisco niente di queste cose. Se c’è un problema, il commercialista me lo direbbe».
Ed è proprio questo il punto. Il commercialista non fa il nostro mestiere.
Il suo compito è gestire gli adempimenti, non progettare il futuro dell’azienda. Non gli si può chiedere di analizzare i margini di una commessa, di costruire un business plan o un memorandum information, di trattare con le banche. Non perché sia incompetente, ma perché non rientra nel suo lavoro.
L’imprenditore, invece, pensa di avere tutto sotto controllo solo perché “qualcuno segue i conti”. Ma chi guarda la direzione in cui l’impresa sta andando? Chi mette in fila i dati per capire se domani si potrà pagare lo stipendio o se la banca rinnoverà l’affidamento?

Lo sguardo che manca
Ecco perché abbiamo creato il Total Check Profiqua.
Un’analisi che va oltre i numeri freddi. Non la fa una sola persona, ma un team di almeno cinque specialisti: un analista finanziario, un consulente fiscale, un tributarista e un esperto di crisi d’impresa e un legale specializzato in diritto d’impresa.
Ognuno guarda da una prospettiva diversa, e insieme restituiscono la fotografia reale dell’azienda.
Il risultato non è solo un documento. È un percorso con dei suggerimenti, delle indicazioni. Se ci sono dei segnali proponiamo un “terapia” ma è solo il malato che decide di curarsi.
A volte significa rinegoziare i debiti con le banche, altre volte rateizzare quelli tributari. Spesso si tratta di ridurre i costi improduttivi, di diversificare i clienti, di costruire un piano triennale da presentare agli stakeholder.
È un approccio concreto, perché i numeri vanno tradotti in azioni pratiche. Non servono a riempire faldoni ma, nel nostro quotidiano, a salvare aziende.
La differenza tra fidarsi e capire
La differenza tra un bilancio consegnato dal commercialista e un Total Check Profiqua è la stessa che passa tra guardare lo specchietto retrovisore e guardare la strada davanti a sé.
Uno ti racconta cosa è successo. L’altro ti dice dove stai andando e cosa rischi se non aggiusti subito la traiettoria…o non cambi strada.
Il commercialista ti consegna un documento, spesso mesi dopo la chiusura dell’esercizio. Noi ti consegniamo una bussola. Una mappa che ti dice: “Se continui così, arrivi al muro. Se cambi rotta, puoi tornare in carreggiata”.
La scelta è sempre dell’imprenditore
E qui arriviamo a un punto cruciale. Non sostituiamo il commercialista. Non vogliamo farlo, a meno che non sia l’imprenditore stesso a chiederlo — e quando succede, di solito significa che la situazione è veramente gravissima.
Quello che facciamo è offrirti uno sguardo indipendente. Ti mettiamo davanti la verità dei tuoi numeri. Poi sei tu a decidere.
Ma attenzione: anche non decidere è una scelta. Ed è spesso quella più pericolosa.
Il dubbio che salva
La storia di questa azienda trevigiana è solo un esempio. Potrebbe essere la tua. Potrebbe essere quella del tuo vicino.
Perché quanti imprenditori, oggi, si ripetono frasi come:
- «Io non ho tempo, ci pensa il commercialista.»
- «Io non ci capisco niente, non è il mio mestiere.»
- «Di lui mi fido, non mi ha mai tradito.»
E intanto i numeri dicono altro. Intanto banche e fornitori guardano dati ufficiali che raccontano una realtà diversa da quella che l’imprenditore immagina.
Ecco perché un dubbio, oggi, può salvare un’azienda domani.
Il dubbio che spinge a chiedere: “Ma è davvero così tranquilla la mia situazione?”
Con il Total Check Profiqua puoi scoprirlo subito. Non è un bilancio, non è un F24, è la verità che ti serve per proteggere la tua impresa e rilanciarla.
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