Ci sono imprenditori che ogni giorno si svegliano, aprono l’azienda, firmano ordini, incontrano clienti, producono, vendono. Fanno girare la macchina.
Ma a fine mese si ritrovano sempre allo stesso punto: schiacciati, non perché l’azienda non funzioni ma perché i debiti del passato hanno messo le mani al collo del presente.
Uno di questi imprenditori lo abbiamo incontrato pochi giorni fa. Un’azienda attiva, 44 dipendenti, clienti italiani e internazionali, un prodotto conosciuto, una linea produttiva efficiente. Ordini in portafoglio fino al 2026. Eppure… soffocava.
Ogni mese: 70.000 euro di rate. Agenzia delle Entrate, INPS, definizioni agevolate, rottamazioni.
Un castello costruito con le migliori intenzioni – “ce la farò, rateizzo tutto” – che col tempo è diventato una trappola e allora viene da chiedersi: davvero questa è una crisi? O è qualcosa di diverso?
Il nodo non è l’azienda. È il debito.
Molti imprenditori pensano che se faticano a pagare le tasse, c’è qualcosa non va nella loro azienda ma non sempre è così. Nel nostro caso, il margine operativo corrente c’era. I clienti erano affidabili. Le esportazioni funzionavano. Il DURC era regolare ma non sempre.
Il problema non era l’impresa ma il fisco che bussava ogni mese. Poi l’INPS che non ammette ritardi. Infine l’accumulo di vecchie rateizzazioni che drenavano ogni briciola di ossigeno.
Ecco la verità: in Italia, le imprese non muoiono di conto economico. Muoiono di stato patrimoniale. Lo sappiamo. Lo diciamo sempre. Ma quando lo vedi sulla pelle viva di un’azienda vera, capisci che questa non è teoria: è carne. È sangue. È futuro.
La mossa più pericolosa: affrontare tutto da soli
Il nostro cliente era stato seguito da un consulente “storico”. Una persona valida, capace. Ma in una situazione del genere, la contabilità non basta più. Servono strumenti giuridici. Strategici. Negoziali. Serve sapere dove si può osare e quando bisogna fermarsi. Serve una visione d’insieme.
La domanda da farsi è semplice: da solo, anche con il tuo commercialista, ce la faresti ad affrontare un esperto della Camera di Commercio con tutte le carte in regola, con un piano credibile, con la documentazione impeccabile?
La risposta – se sei onesto – è no. E il motivo è semplice: non è il tuo mestiere.
Il tuo mestiere è tenere in piedi l’azienda. Il nostro è mettere ordine nel caos e portarti davanti all’esperto con tutto quello che serve per uscirne vivi.
L’esperto della Camera di Commercio non è un giudice. Ma decide molto.
La composizione negoziata non è una procedura giudiziale. E’ riservata, veloce. Ma attenzione: non è una formalità.
Chi ti trovi davanti è un esperto nominato dalla Camera di Commercio. Legge il tuo piano. Esamina i tuoi numeri. Valuta la tua ambizione. Ha un solo compito: facilitare le trattative per far si che la tua impresa riparta al meglio.
Per questo ci arriviamo preparati. Con i conti chiari ed una strategia. Un bilancio scritto bene e la narrazione giusta: non quella dell’imprenditore che si lamenta, ma quella dell’imprenditore che si è svegliato, ha capito, ha agito.

Come si esce da una situazione così?
Nel nostro caso, la strada è stata tracciata con decisione. Ecco le tappe:
- Bloccare subito le rate che stanno soffocando l’azienda.
- Continuare a regolarizzare l’INPS, vitale per il DURC.
- Gestire il “corrente” al meglio.
- Chiedere la rateazione di una nuova cartella da 217.000 €.
- È la chiave per mantenere il DURC aggiornato e lavorare senza blocchi.
- Redigere un bilancio 2024 allineato al piano.
- Coerente ed analitico, finalizzato all’esito favorevole della Composizione Negoziata.
- Affiancare l’imprenditore nella redazione dei verbali societari finalizzati all’emersione dalla crisi
- Una formalità? No, un elemento che può fare la differenza nella valutazione.
- Presentare all’esperto e ai creditori un piano concreto, realistico, documentato.
- Con proiezioni. Contratti già firmati. Flussi attesi. Riequilibri interni.
- Dimostrare che l’azienda è meritevole di fiducia.
- Non solo economicamente, ma anche eticamente.
E attenzione: tutto questo va fatto prima di settembre. Perché ogni settimana che passa, il fiato si accorcia. Il debito non aspetta.
Ma l’INPS si può trattare?
Questa è una delle domande che spuntano sempre. Nella seconda call, l’imprenditore ha chiesto: “Ma l’INPS rientra nel piano di ristrutturazione del debito?”
La risposta è netta: va gestito con priorità assoluta. Perché senza INPS regolare, il rischio è perdere il DURC. E senza DURC, perdi la possibilità di lavorare, incassare, prendere nuovi ordini.
Nel nostro piano, la logica è chiara: il passato viene ristrutturato. Il presente viene difeso. Il futuro viene costruito.
L’INPS si inizia a pagare, anche sacrificando qualcosa.
Il resto del debito (IVA, IRES, IRAP, IRPEF e per quanto possibile l’INPS) lo trattiamo, lo spalmiamo, lo ripianiamo.
Il segreto? Presentarsi con le carte in regola.
Il grande valore di Profiqua non è solo quello di “sapere cosa fare”. È il saperlo fare nel modo giusto.
Chi entra in composizione negoziata senza un piano solido, senza i numeri a posto, senza sapere cosa vuole ottenere… è già fuori prima di cominciare. È come andare dal notaio senza documenti.
Per questo il nostro lavoro è tutto nella preparazione:
- analizzare i bilanci,
- predisporre un piano di risanamento veritiero e credibile,
- costruire un forecast attendibile,
- dimostrare che ogni scelta è ponderata e coerente con la ripresa aziendale.
Quando ci presenteremo all’esperto, non racconteremo una favola. Racconteremo la verità. Ma la verità raccontata bene, con i numeri giusti, con la strategia giusta.
Alla fine, il cliente ci ha detto: “Allora ci pensate voi”
Sì. È proprio questo il punto. L’imprenditore deve avere il coraggio di fidarsi. Di mollare la presa. Di lasciare spazio ai professionisti. Non per debolezza, ma per intelligenza.
Perché non puoi fare tutto tu. Non è tuo compito conoscere le norme della composizione negoziata. E non è tuo mestiere riclassificare un bilancio, calcolare gli indici, finalizzare il tutto per una corretta negoziazione con lo Stato.
Il tuo mestiere è produrre. Il nostro è salvarti.
E se tutto va bene?
Se tutto va bene – e se lo prepariamo bene, andrà bene – succederà questo:
- Il DURC verrà mantenuto.
- Le rate pesanti verranno sospese e rimodulate coerentemente al piano.
- Il debito tributario verrà ridotto e ridisegnato.
- L’azienda tornerà a respirare.
E l’imprenditore tornerà a fare quello che ama: il suo lavoro, con dignità, lucidità e prospettiva.
La crisi vera è non fare nulla
Molti aspettano troppo. Pensano che “forse il mese prossimo migliora”, che “vediamo dopo l’estate”. Ma il fisco non aspetta, i flussi non migliorano da soli e le scadenze arrivano comunque.
Il momento di decidere è adesso. Se la tua azienda è come quella che abbiamo descritto – sana ma soffocata – allora è il momento di agire.
Noi siamo pronti a farlo con te e devi essere tu a fare il primo passo.
Contattaci. Parliamone. Mettiamoci a tavolino. Prepariamo il piano.
Perché il futuro non arriva da solo. Si costruisce. E se vuoi, lo costruiamo insieme.