Immagina questa scena: hai un’azienda attiva, operativa, con clienti storici e nuove commesse all’orizzonte. I cantieri sono pronti a partire, i fornitori hanno fiducia in te, le squadre sono sul pezzo. Eppure, non puoi lavorare. Non puoi firmare contratti. Non puoi incassare.
Non perché ti manchino le competenze. Non perché non ci sia mercato. Ma perché ti manca un documento. Il DURC.
Sembra assurdo, ma per molte imprese italiane è una realtà quotidiana. E non è solo un problema amministrativo ma un tappo che blocca tutto, una prigione silenziosa.
È così che è iniziata la vicenda di una PMI della provincia di Treviso, operante nel settore impiantistico e fotovoltaico.
Una storia di difficoltà. Ma anche di coraggio, consapevolezza e ripartenza. Una storia che, forse, potrebbe parlare anche a te.
Debiti, immobilismo e il rischio di spegnersi
L’azienda in questione si porta dietro un debito accumulato superiore a 600.000 euro, principalmente verso enti pubblici: INPS, Agenzia delle Entrate, INAIL.
La causa? Una combinazione esplosiva di commesse non incassate, clienti insolventi, spese anticipate per lavori mai pagati e una gestione del cash flow lasciata troppo a lungo senza governo.
A tutto questo si aggiungono gli effetti post-Covid, la crisi dei prezzi delle materie prime, e una pressione fiscale non più sostenibile.
Con un DURC irregolare, l’azienda è tagliata fuori da ogni possibilità di acquisire nuovi lavori, nonostante sul tavolo ci siano commesse già avviate per quasi mezzo milione di euro e prospettive per oltre 1,2 milioni.
La sensazione? È come avere un’auto nuova, piena di benzina, ma senza chiavi per accenderla.
Per un imprenditore, è una frustrazione profonda. E per chi lavora dentro quell’impresa, una lenta agonia.
Affrontare la realtà: la crisi non si supera con i pannicelli caldi
Quando l’azienda si è rivolta al team Crisi d’Impresa di Profiqua, l’aria che si respirava era densa di domande e paure. La domanda più urgente era: “Dobbiamo chiudere? Liquidiamo tutto e ce ne andiamo a casa?”
Ma non era la scelta giusta. Perché i numeri raccontavano un’altra storia.
Le commesse esistevano. La capacità produttiva era intatta. Il personale motivato. Era il debito pregresso a soffocare tutto il resto, generando un effetto domino che rischiava di travolgere l’intero ecosistema aziendale.La verità, però, è che la crisi si può affrontare, solo se si ha il coraggio di guardarla in faccia. E soprattutto se si smette di spostare i problemi da una società all’altra, da una scadenza all’altra, da un mese all’altro. Serve una strategia. Serve una visione. Serve un metodo.
La svolta: scegliere la composizione negoziata
La proposta di Profiqua è stata netta: attivare la composizione negoziata della crisi d’impresa, una procedura stragiudiziale prevista dal nuovo Codice della Crisi. Uno strumento pensato proprio per aziende che vogliono rimanere sul mercato, che hanno una prospettiva, ma che sono bloccate da pendenze insostenibili.
Niente Tribunale. Niente liquidazione. Nessuna perdita di controllo da parte dell’imprenditore.
Solo un tavolo di lavoro, trasparente e strutturato, con un esperto nominato dalla Camera di Commercio che ha il compito di facilitare il dialogo tra azienda e creditori pubblici. L’obiettivo? Presentare un piano credibile, sostenibile, e finalizzato al risanamento.

Il piano: numeri reali, tempi certi, impegno concreto
La proposta è stata costruita su basi solide e verificabili:
- Pagamento integrale (o quasi) dell’INPS, a tutela dei diritti dei lavoratori e come gesto di responsabilità.
- Richiesta di saldo e stralcio delle imposte residue, motivata dalla volontà di garantire continuità produttiva e occupazionale.
- Durata del piano compresa tra i 5 e i 7 anni, compatibile con la capacità di generare margini dell’azienda.
- Incremento del personale previsto, con nuovi inserimenti a fronte delle commesse in arrivo.
Non una manovra di finanza creativa. Ma un piano industriale vero, accompagnato da stime di costo realistiche, calcoli sui margini netti e piani di cassa coerenti.
Il DURC come chiave per sbloccare tutto
Tutto ruota intorno al DURC. Ottenerlo significa sbloccare i lavori. Firmare i contratti. Incassare gli anticipi. Riattivare la filiera.
È qui che si capisce quanto sia sottile, eppure fondamentale, la differenza tra “azienda in crisi” e “azienda fallita”.
La prima può ancora produrre, creare, competere. La seconda è costretta a vendere tutto, perdere il valore costruito, disperdere competenze.
Per questo, il lavoro con Profiqua ha puntato subito a costruire un piano che portasse velocemente al rilascio del DURC. È stato come rimettere in circolo l’ossigeno dopo un lungo periodo di apnea.
E se non funziona? Il piano B esiste
Nessuna illusione. Il team di Profiqua ha chiarito fin da subito che non tutti i piani vengono accettati integralmente. Ma anche nel caso in cui la transazione fiscale non andasse in porto, ci sarebbe comunque un’alternativa.
Grazie all’accesso alla composizione negoziata, l’azienda avrebbe potuto accedere a una rateizzazione ordinaria del debito, con durata decennale, mantenendo comunque il DURC.
Non ci sarebbe stato lo sconto sulle imposte, ma ci sarebbe stato il tempo. Un bene prezioso, per riorganizzarsi, stabilizzare i flussi, valutare con lucidità le prossime mosse.
Il valore della consapevolezza: “Non siamo falliti. Abbiamo un problema, e lo stiamo risolvendo”
Uno degli aspetti più potenti emersi da questa esperienza è il cambio di mentalità. Da subire la crisi a governarla. Da cercare scorciatoie a costruire una strategia. Da gestire il quotidiano a progettare il futuro.
L’imprenditrice, oggi, racconta con lucidità quanto sia stato importante assumersi il compito di “fare l’ufficio”, tornare a controllare la contabilità, riallineare le posizioni con i fornitori, capire davvero i margini di ogni commessa.
In cantiere è rimasta l’efficienza operativa. Ma è negli uffici che si è giocata la vera ripartenza.
Una storia normale, ma con un finale diverso
Questa storia non è unica. Anzi, è estremamente comune. Troppe imprese italiane – solide, capaci, presenti da anni sul mercato – si trovano schiacciate da errori passati, da eventi fuori controllo, da una fiscalità che punisce anche chi prova a rialzarsi.
Ma la differenza non la fa il debito. La fa la reazione.
C’è chi lascia che tutto crolli. E chi, invece, si siede a un tavolo, fa i conti, cerca una via, si affida a chi ha esperienza, e prova a ripartire.
La lezione che portiamo a casa
Se stai leggendo questo articolo e ti sei riconosciuto anche solo in parte, sappi che non sei solo.
Il team Crisi d’Impresa di Profiqua non ti prometterà miracoli. Ti offrirà un metodo, una visione, e un supporto concreto per uscire dalla paralisi e tornare a progettare il futuro della tua azienda.
Non è facile. Non è veloce. Ma è possibile.
E come dimostra questa storia dalla provincia di Treviso, affrontare un problema è spesso il primo passo per risolverlo davvero.
Se vuoi sapere se la tua azienda può percorrere questa strada, scrivici. Parliamone.
Perché ogni crisi, se affrontata nel modo giusto, può diventare l’inizio di qualcosa di nuovo.