“E se ti dicessimo che hai fatto ricerca e sviluppo… senza saperlo?”

Tra il 2019 e il 2022 hai investito in R&S, innovazione e sperimentazione?

No, non è una domanda da manuale. È una domanda da caffè tra imprenditori.


Perché molto spesso la risposta è:


“Mah… abbiamo fatto un sacco di roba, ma ricerca e sviluppo non direi.”


E invece sì.

Partiamo da qui: che cosa vuol dire “fare ricerca e sviluppo”?

Mettiamo subito le cose in chiaro: non serve un camice bianco, un laboratorio sterile o un microscopio per fare R&S.

Molte imprese fanno ricerca e sviluppo ogni giorno, senza metterci l’etichetta sopra.

Hai mai:

  • sviluppato una nuova funzione per un prodotto già esistente?
  • integrato sistemi che prima non si parlavano?
  • scritto righe di codice e poi buttato tutto perché “non funziona come pensavamo”?
  • fatto test, modifiche, prove, aggiustamenti per arrivare a qualcosa di nuovo?

Benvenuto nel club di chi innova.

Tutto questo – a certe condizioni – può rientrare nella normativa italiana sul credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo, innovazione e sperimentazione.

E no, non parliamo di bandi o fondi a fondo perduto complicati da gestire.

Parliamo di un credito fiscale concreto, utilizzabile per pagare imposte e contributi. In pratica: soldi che rimangono in azienda.

Di cosa si tratta, in parole semplici?

Lo Stato italiano riconosce un credito d’imposta alle aziende che, negli anni passati, hanno svolto attività che rientrano in una di queste categorie:

  1. Ricerca e sviluppo
  2. Innovazione tecnologica
  3. Design e ideazione estetica
  4. Sperimentazione tecnica o produttiva

Questo credito si calcola in percentuale rispetto ai costi sostenuti, in particolare quelli legati al personale coinvolto nei progetti.

E la parte bella è che si può ancora agire sulle annualità 2019, 2020, 2021 e 2022, andando a valorizzare ciò che è stato fatto in quegli anni.

Quindi, anche se oggi siamo nel 2025, puoi guardare indietro e dire:

“Aspetta un attimo, ma tra il 2019 e il 2022 quanta innovazione abbiamo davvero fatto?”

Ma io non faccio “progetti europei”…

Perfetto, perché questa misura non ha nulla a che vedere con i progetti europei.

Non serve:

  • scrivere un business plan di 50 pagine;
  • partecipare a una call;
  • farsi approvare da una commissione.

Si tratta semplicemente di rileggere quello che hai già fatto e capire se ci sono i requisiti per rientrare nei parametri della normativa.

Molto spesso, la risposta è sì. Anche per aziende che non si considerano “innovative” in senso stretto.

Perché l’innovazione, nella realtà, è molto più vicina al lavoro quotidiano di quanto pensiamo.

Un esempio concreto

Cos’è (davvero) un check-up gestionale

Spesso si pensa che un’analisi gestionale sia un lusso. O peggio, una perdita di tempo. Qualcosa che serve solo ai grandi gruppi. Niente di più sbaFacciamo un esempio.

Sei un’impresa che sviluppa soluzioni su misura per i clienti.

Hai un team di 3 o 4 persone che lavora su:

  • progetti digitali,
  • gestionali,
  • piattaforme personalizzate.

Magari hai un tuo CMS interno che modifichi a seconda delle esigenze. Oppure ogni tanto butti giù qualcosa da zero.

Ogni volta che il tuo team:

  • sperimenta un nuovo modulo,
  • testa un’integrazione con l’ERP del cliente,
  • scrive codice che poi va revisionato e corretto…

…quella è sperimentazione tecnica, quella è innovazione, quella è R&S.

Non importa se il progetto è stato completato o no.

Anzi, anche se è rimasto “nel cassetto” perché il cliente ha cambiato idea o perché non funzionava come speravi, può comunque essere valorizzato.

Come si calcola il beneficio?

Qui entra in gioco il nostro lavoro.

Attraverso un’analisi preliminare – basata su dati reali e concreti – andiamo a ricostruire:

  1. Chi ha lavorato su cosa (le risorse umane coinvolte)
  2. Per quanto tempo (percentuale sull’anno)
  3. Quanto è costata quell’attività (il costo pieno della risorsa)

Con questi dati, calcoliamo il valore potenziale del credito d’imposta, anno per anno.

E ti mostriamo un bilancio costi-benefici chiaro, per capire se vale la pena procedere.

Non ti chiediamo pacchi di documenti in fase iniziale. Ti chiediamo solo una cosa: chiarezza sui progetti e sulle persone coinvolte.

E dopo?

Se i numeri tornano e decidi di andare avanti, si passa alla fase operativa.

  1. Firmiamo un incarico.
  2. Prepariamo tutta la documentazione tecnica necessaria (uno o più dossier per ciascun anno).
  3. Collaboriamo con un revisore contabile che certifica i numeri.

Una volta che tutto è pronto e validato, il credito viene caricato nei tuoi F24.

E puoi iniziare a utilizzarlo per pagare imposte e contributi.

Ah, una cosa importante: non c’è rischio di “sprecare” il credito.

Se non viene usato, rimane disponibile per gli anni successivi.

C’è un limite minimo?

Sì, il progetto (o i progetti) devono generare almeno 30.000 € di costi ammissibili per anno.

Ma attenzione: se hai più progetti nello stesso anno, si sommano.

Quindi se nel 2020 hai fatto 3 sviluppi distinti, anche piccoli, potresti comunque superare la soglia.

Ed è proprio qui che entra in gioco la nostra analisi iniziale. Perché serve a capire fin da subito se si raggiunge il livello minimo previsto dalla norma.

Perché proprio adesso?

Perché i tempi stringono.

Hai tempo fino a dicembre 2025 per recuperare anche il 2019.

Dopo quella data, quell’anno non sarà più recuperabile.

Inoltre, più aspetti, più ritardi l’opportunità di:

  • avere liquidità aggiuntiva,
  • pianificare meglio i pagamenti,
  • sfruttare un beneficio reale, riconosciuto e operativo.

A chi è rivolto tutto questo?

A tutte le aziende che:

  • fanno progettazione tecnica (anche informatica, ingegneristica o artigianale),
  • sviluppano soluzioni personalizzate,
  • provano, testano, sbagliano e riprovano per ottenere qualcosa di nuovo.

Non importa se sei una software house o un’azienda manifatturiera con un piccolo ufficio tecnico.

Se innovi, hai diritto di sapere se puoi recuperare parte di quello che hai investito.

Hai investito in R&S, innovazione, sperimentazione?

Se anche solo un progetto che hai fatto negli ultimi anni rientra in questi criteri, potresti avere diritto a un beneficio fiscale concreto.

Noi possiamo aiutarti a capirlo, partendo da dati reali, senza vincoli, senza promesse gonfiate.

Solo con un’analisi chiara, costruita attorno alla tua azienda.

Il prossimo passo?

Raccontaci cosa hai fatto tra il 2019 e il 2022.

Noi ti diciamo se vale qualcosa oggi.

E se vale, lo mettiamo a valore. In modo semplice, operativo e misurabile.

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